Il Liceo Giovio di via Pasquale Paoli nella storia del quartiere di Rebbio

Il quartiere di Rebbio-Camerlata ha nel Liceo Scientifico Statale “Paolo Giovio”, da qualche anno anche Liceo Linguistico, uno dei suoi cuori pulsanti. Se consideriamo gli attuali circa 1400 studenti, dato dell’anno scolastico 2024-25, più il personale docente e non docente e altre persone che interagiscono quotidianamente con la scuola a partire dalle famiglie degli studenti, possiamo considerare l’istituto di via Pasquale Paoli 28 come un grosso paese inserito nella zona sud della città di Como. Il Liceo Giovio è situato a Rebbio dall’anno scolastico 1975-76 quando la sede centrale dove il Liceo nacque nel 1923 venne trasferita nell’ubicazione attuale. Questa in anni successivi ha subito importanti opere di ampliamento e ristrutturazione necessarie per adattarla al numero crescente di studenti che si iscrivevano alla scuola di via Paoli. Il Giovio è la più grande scuola del capoluogo, una delle più grosse per numero di iscritti della provincia di Como. In seguito alla riforma della scuola promossa dal filosofo idealista Giovanni Gentile, chiamata per questo “Riforma Gentile”, Ministro della Pubblica Istruzione del primo governo Mussolini il quale definì quella del filosofo siciliano “la più fascista delle riforme”, nel 1923 veniva istituito in Italia il nuovo indirizzo scolastico del liceo scientifico che a Como ebbe la sua prima e storica sede in via Jacopo Rezia 9. Le scuole superiori, i licei in particolare, erano scuola di élite, vi accedevano solo i figli delle classi sociali più elevate, per la massa dei ragazzi la scuola terminava invece con l’avviamento professionale a quattordici anni. L’esplosione degli iscritti al Liceo scientifico, fino a diventare attualmente in Italia l’indirizzo scolastico con il maggior numero di ragazzi, sarà conseguente alla riforma della scuola media unica del 1962. A partire dalla metà degli anni ’60 la crescita degli iscritti al Liceo Giovio sarà costante fino a raggiungere circa 1000 iscritti agli inizi del decennio ’70, questo anche grazie alla liberalizzazione degli accessi universitari. A quel punto la sede storica di via Rezia divenne del tutto insufficiente, per cui furono attrezzati in città altri plessi (via XX Settembre, via Mentana, Via Sirtori), vennero inoltre aperte succursali in altre località della provincia (Erba, Cantù, Lurate Caccivio) che anni dopo diventeranno altrettante sedi autonome. La succursale di Lecco istituita nel 1943 era diventata liceo autonomo già dal 1952. Il problema sempre più urgente era quello di aprire una nuova sede del Giovio nella città di Como. Erano gli anni della scolarizzazione di massa e altri istituti stavano affrontando problemi simili di spazi, la “Magistri Cumacini” ad esempio ospitava molti dei suoi studenti dentro  prefabbricati costruiti a fianco dell’edificio di via Paoli sede della ex maternità dove poco dopo verrà trasferito il Liceo Giovio, più in alcuni spazi al piano rialzato del vecchio ospedale,  situazione che permarrà  fino al trasferimento completo dell’Istituto Tecnico Industriale nella nuova sede costruita a Lazzago. L’attenzione degli amministratori pubblici per il trasferimento del liceo scientifico andò sull’Istituto per l’Infanzia e la Maternità di via Pasquale Paoli aperto nel 1930 e funzionante fino alla fine degli anni ’70. Si trattava di un grande edificio costruito dall’Amministrazione provinciale su progetto dell’architetto milanese Piero Della Noce con esplicite cadenze Déco.  La Maternità provinciale, dove sono nati gran parte dei comaschi (“rebbiesi” per questo fino al 1937 quando il comune di Rebbio fu unito a quello di Como), fino alla fine degli anni ‘70 era sede anche di un Brefotrofio che ospitava bambini orfani o abbandonati (gli “esposti”) e illegittimi. Fino alla fine dell’Ottocento era presso l’Ospedale Sant’Anna, situato storicamente dove ora sorge il Conservatorio, che venivano ospitati i bambini abbandonati, successivamente trasferiti in altri edifici prima di trovare posto presso il nuovo Istituto per l’Infanzia e la Maternità di Rebbio. Dopo la chiusura della maternità di via Paoli in seguito al suo trasferimento nel nuovo monoblocco del Sant’Anna di via Napoleona, per qualche anno nell’edificio di via Paoli rimasero i bambini del Brefotrofio assistiti dalle suore. Nel 1975 erano 70 i bambini ancora presenti nello stabile della vecchia maternità; essi furono trasferiti in una struttura dell’IPAI a San Fermo poco prima del trasferimento completo del Liceo con i suoi uffici, la presidenza e tutti gli studenti da via Rezia e dalle altre succursali presenti nella convalle. La nuova sede del Liceo scientifico di via Paoli, pur nata come ospedale e non come scuola, era davvero bella, in particolare lo era per il grande parco di 20.000 metri quadrati circa che la circondava dove erano presenti diversi fabbricati già dipendenze della vecchia maternità. Poteva diventare un luogo ideale per la formazione dei ragazzi, inoltre la posizione del grande edificio vicino ai principali snodi ferroviari e viari di accesso al capoluogo rendeva il nuovo sito della scuola molto funzionale. Dal 1975 ad oggi il quartiere di Rebbio- Camerlata è mutato profondamente da un punto di vista urbanistico e socio-economico. Il Liceo Giovio quando arrivò in via Paoli, oltre la vicinanza dell’Ospedale Sant’Anna che per numero di dipendenti era l’azienda più grande della provincia, era circondato da alcune delle più importanti fabbriche comasche dove lavorava uno dei pezzi più significativi della classe operaia comasca, ragione per cui gli studenti del Giovio di allora hanno incontrato le “tute blu” in tante manifestazioni e lotte che caratterizzarono il passaggio tra gli anni ’60 e gli anni ’70 con i suoi grandi fermenti politici e culturali. Quali erano le principali fabbriche di quello che fu l’asse industriale della via Pasquale Paoli, la cui posizione era strategica nella zona sud della città perché connessa con le principali direttrici stradali e ferroviarie del territorio comasco?  Partendo da piazza Camerlata c’era la FISAC (Fabbriche Italiane Seterie e Affini), storica fabbrica tessile comasca presente anche in altre località della provincia lungo la direttrice verso Milano; un’altra importante realtà industriale dell’epoca poco oltre la FISAC era la storica fabbrica metalmeccanica “Landini” che costruiva trattori, fu teatro in quegli anni di memorabili lotte sindacali. Proseguendo lungo la via Paoli e arrivando proprio di fronte all’ingresso del Giovio, nell’area dove oggi sorge l’edificio progettato dall’architetto ticinese Mario Botta, originariamente sede del quotidiano La Provincia ora di un B&B, si trovava la “Zocca”, importante industria metalmeccanica, eccellenza nel panorama produttivo nazionale e internazionale, fabbricava ed esportava macchine utensili di precisione in tutto il mondo. La “Zocca” conobbe un’importante presenza sindacale e politica, operai che uscivano dai cancelli della fabbrica e studenti dal liceo si incontravano, spesso si univano nel periodo delle grandi lotte studentesche e operaie del ’68-’69 per andare insieme verso Como incontrando lungo la strada altri studenti e lavoratori per dare vita tutti assieme nel centro cittadino a grandi cortei politico-sindacali simbolo di quell’epoca. I ragazzi del Giovio erano tra i principali promotori e protagonisti tra gli studenti comaschi di quelle lotte che trovavano nelle assemblee e nei cortei cittadini i loro momenti topici.  Proseguendo oltre lungo l’asse della via Paoli si trovava ancora la tintostamperia “Printed”, la “Cifes” del settore metalmeccanico, gli uffici dell’“Alemagna” per la provincia di Como e il centro logistico per la distribuzione sul territorio della Coca Cola. Di queste fabbriche non rimane più nulla, salvo qualche vestigia come nella “Piazza FISAC” davanti al grosso centro commerciale che oggi sorge nell’area dove c’era la grande fabbrica tessile.  Supermercati e centri commerciali hanno preso il posto di quasi tutti gli antichi siti industriali modificando profondamente la conformazione urbanistica, la struttura economica e il contesto sociale di Rebbio.  Nel quartiere, proprio nelle vicinanze del liceo, sorgevano tra le sezioni più organizzate, forti di centinaia di iscritti, dei grandi partiti di massa protagonisti della storia della Repubblica nata dopo la Seconda guerra mondiale: la Democrazia cristiana, il Partito comunista, il Partito socialista. Rebbio per la sua struttura socio-economica, la forte presenza  industriale e della classe operaia, così come dei complessi abitativi popolari che proprio tra gli anni ’50 e ’70 nacquero e si ingrandirono per l’arrivo di migliaia di immigrati soprattutto meridionali  in cerca di lavoro,  era un quartiere della città fortemente orientato a sinistra, con un robusto radicamento del Partito comunista ma anche dei socialisti, al punto che era definito, come  la vicina Prestino o Albate, “zona rossa” di Como, città tradizionalmente “bianca”, cattolica. Il Giovio, che iniziarono a frequentare con la fine degli anni ’60 sempre più anche figli di operai, respirava profondamente quel clima nuovo attraversato da grandi speranze di cambiamento. Il Liceo di Rebbio era uno dei principali motori dell’impegno civile di studenti e docenti nella Como di quell’epoca, frequentando l’istituto di via Paoli si sono avvicinati all’esperienza politica nel movimento studentesco che caratterizzava quegli anni molti ragazzi che crescendo diventeranno tra i protagonisti della vita politica, sociale, culturale, giornalistica della città e del territorio comasco. Molti insegnanti del Giovio saranno tra le principali figure intellettuali di Como, da ricordare inoltre che tra i docenti del liceo scientifico nacque a metà degli anni ’70 uno dei primi nuclei del sindacato scuola di Como. Per restituire il clima dell’epoca ricordiamo anche che tra i ragazzi del Giovio di quegli anni, quando la politica per molti diventava una scelta totalizzante di vita, ci fu anche qualcuno che fece la scelta drammatica della lotta armata che rese per certi aspetti tragico quel periodo della storia italiana, in generale di grande avanzamento e progresso sociale, civile, culturale.  Il liceo Giovio si può affermare sia stato a partire dagli anni ’60-’70, con quel suo essere nel panorama scolastico cittadino spesso un “caos creativo”, forse da sempre è questa la vera cifra dell’Istituto di via Paoli, un luogo ricco e pulsante di formazione alla “cittadinanza responsabile”, per riprendere le parole incise sulla lapide posta nel 2007 nella Biblioteca del Liceo per ricordare che in quel luogo presso lo studio del dottor Alfiero Boncinelli, esponente liberale comasco che lavorava presso la Maternità provinciale, fu stabilita la sede del terzo Comitato di Liberazione Nazionale clandestino di Como costituito nel novembre del 1944  durante la resistenza contro i nazifascisti. Il luogo fisico di via Pasquale Paoli in cui sorge oggi dopo cento anni dalla sua istituzione a Como il Liceo Giovio è stato davvero un punto di osservazione, con la sua storia particolare, della grande storia che ha toccato la nostra città. Perché la storia collettiva è fatta sempre da infinite storie particolari. Comprese quelle dei circa 14.000 studenti che fino ad oggi sono passati dalle aule dello storico liceo scientifico comasco nel suo primo secolo di vita.

A cura di Gianfranco Giudice