Canzoniere di Dante – 1923


Copertina

Copertina del “Il Canzoniere” di Dante Alighieri. A cura di Giuseppe Zonta, Ed. G.B. PARAVIA, Torino, 1923.
Fonte: Biblioteca Liceo Paolo Giovio di Como.

Ritratto

Ritratto di Dante Alighieri nell’affresco di Giotto, Cappello del Bargello, Firenze.

Introduzione

Introduzione del libro “Il Canzoniere” di Dante Alighieri.
Giuseppe Zonta, editore critico, riconosce che l’opera è quella meno nota e affermata della produzione letteraria dell’autore. Zonta ritiene che il testo sia così poco rinomato a causa della sua “corruzione”, “incertezza delle attribuzioni e della cronologia”; il pubblico predilige la “Vita Nova” e, successivamente, “La Divina Commedia”. Emerge fin da subito che “Le Rime” differiscono dalla narrazione unicamente dolce, eterea e spirituale dell’amore stilnovista. “Il Canzoniere”, nonostante tutto, si dimostra l’opera che delinea con più vigore “il formarsi e lo svolgere” della mente poetica dantesca.

Secondo periodo

Pagina VII dell’introduzione del libro “Il Canzoniere”. Zonta descrive il secondo periodo dell’opera, quello della mondanità. Emerge un aspetto inedito della scrittura dantesca, che si risolve nella vita materiale, negli stimoli sensuali, negli elementi disparati e informi. La nuova ricerca stilistica si coniuga a una revisione dei temi. Si riconosce Dante nella concretezza della sua vita; il poeta abbandona l’amore incorporeo, intellettuale e trascendente per Beatrice.

Donna Pietra

Pagina 145 de “Il Canzoniere”: “Rime per la donna Pietra” . Nell’introduzione alla poesia Zonta descrive la donna da cui è attratto; ella è bella e giovane, ma apatica al dolce sentimento. A differenza di Beatrice, la ragazza viene celebrata anche nella sua bellezza esteriore. Dante paragona il suo disperato e lacerante amore alla natura che, dalla primavera all’inverno, si spoglia del rigoglio.

Donna gentile

Pagina 76 de “Il Canzoniere”: dipinto “Donna Gentile”. L’opera concretizza in disegno l’omonima poesia. Mentre Dante piange per la morte di Beatrice, egli osserva dalla finestra una nuova luce, custodita negli occhi della donna soprannominata “Gentile”. Lei contraccambia con uno sguardo impietosito. Alighieri acconsente ancora al sentimento d’amore, questa volta per «una donna viva».